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Noi siamo un diamante
- 15 Ottobre 2019
- Posted by: Marcello Sottopietra
- Category: Blog Noi con te per tutti
Come ogni anno la nostra scuola propone ai bambini e alle famiglie un percorso che focalizzi il punto educativo che proponiamo a tutti.
Per aiutare i bambini nell’immedesimazione con concetti educativi anche complessi, questi vengono fatti emergere da una cornice fantastica. Quest’anno è stata scelta la fiaba di Aladdin.
Perché?
Innanzitutto perché è una favola sull’identità, sul diventare grandi, sullo scoprire il proprio valore, condizione tipica dei bambini e dei ragazzi.
Ognuno di noi è un “diamante grezzo”, che, all’interno di un involucro spigoloso, opaco e bruttino, nasconde molto di più, un diamante purissimo.
Questo diamante non è solo formato dai talenti che ogni bambino deve scoprire e nutrire, ma anche dal riflesso di quella immagine divina che portiamo dentro di noi. Viviamo tra cose finite con un cuore, lo chiama la Bibbia, che è immagine del cuore di Dio. Viviamo tra cose finite con desideri infiniti, che solo un infinito può colmare…
Diventare grandi significa intraprendere un cammino che sveli a noi stessi questa nostra grandezza sconosciuta.
Il monito con cui la fiaba ha inizio è rivolto innanzitutto agli educatori, maestri e genitori, che vivono con i bambini: “Non fatevi ingannare dall’aspetto comune. Come per tante cose non è quello che si vede ma quello che c’è dentro che conta”.
Questo cammino è fatto di rapporti e va percorso assieme a chi ci è accanto per tratti più o meno lunghi di vita.
I rapporti in cui siamo immersi sono la via attraverso cui scopriamo chi siamo. Questo può avvenire sia attraverso i “graffi” che inevitabilmente ci portiamo, ma soprattutto attraverso uno sguardo di amicizia e di amore in cui scopro quanto sono prezioso.
L’altro è necessario al fatto che io scopra me stesso, sia inteso come il prossimo che come Chi ha voluto e creato il mio cuore perché cerchi Lui.
Il Genio nella favola interpreta le risorse che abbiamo a disposizione in questo cammino, che non sono infinite – “qualche clausola e un paio di postille” dice il genio -, ma che soprattutto devono essere attivate per diventare un vero aiuto. Di sua spontanea volontà il genio non può aiutare il suo padrone, lo può fare solo su domanda esplicita. Occorre un lavoro, un’interrogazione, una curiosità e una domanda perché le cose intorno a noi, oggetti e rapporti, si rendano alleate al nostro cammino di scoperta.
Ed infine c’è una presenza umile e silenziosa seppur operosa che viene interpretata dal tappeto volante.
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